La magia dell'Etna

Tutto è iniziato con un sogno, una visione.

"Scippa tuttucosi e chianta vigna di cà fino a unni stenni l'occhiu e fai a to fortuna". Da quel sogno, la storia di Rosario ha avuto inizio.

Rosario Raciti, l'artigiano dietro la cantina Azienda di Rachele

01

Il segno

Ci sono sogni che sembrano messaggi.
A 14 anni, lui quel sogno lo ricorda ancora: la terra dei suoi bisnonni, distesa davanti agli occhi come una lastra d’oro.
Un’immagine nitida, quasi profetica.
Quel giorno ha deciso: avrebbe lavorato la vigna. Non per mestiere, ma per passione. "Scippa tutta cosa e pianta vigneto", gli disse il nonno.

02

L'identità

Quando arrivò il momento di scegliere il vitigno, il consiglio fu chiaro: Carricante o Catarratto. E ancora una volta, tutto tornava. Carricante, alla piena maturazione, ha il colore dell’oro. Come quel sogno. Il vigneto sorge sul versante di Milo, unico luogo autorizzato a produrre Etna Bianco Superiore.

03

Niente scorciatoie

Lui lo ha sempre saputo: l’uva deve restare uva. Niente legno, niente aggiunte. Solo acciaio, solo purezza. Solo il frutto del suo lavoro. “La mia uva, il mio vino.” È una filosofia, non uno slogan.

La bottiglia si chiama Rachele, come sua figlia. Sull’etichetta, c’è lei. In equilibrio tra la terra e il mare, con lo sguardo aperto sul panorama che hanno sotto casa.
Una dedica d’amore, un’eredità in forma liquida.

01

Il segno

Ci sono sogni che sembrano messaggi.
A 14 anni, lui quel sogno lo ricorda ancora: la terra dei suoi bisnonni, distesa davanti agli occhi come una lastra d’oro.
Un’immagine nitida, quasi profetica.
Quel giorno ha deciso: avrebbe lavorato la vigna. Non per mestiere, ma per passione. "Scippa tutta cosa e pianta vigneto", gli disse il nonno.

02

L'identità

Quando arrivò il momento di scegliere il vitigno, il consiglio fu chiaro: Carricante o Catarratto. E ancora una volta, tutto tornava. Carricante, alla piena maturazione, ha il colore dell’oro. Come quel sogno. Il vigneto sorge sul versante di Milo, unico luogo autorizzato a produrre Etna Bianco Superiore.

03

Niente scorciatoie

Lui lo ha sempre saputo: l’uva deve restare uva. Niente legno, niente aggiunte. Solo acciaio, solo purezza. Solo il frutto del suo lavoro. “La mia uva, il mio vino.” È una filosofia, non uno slogan.

La bottiglia si chiama Rachele, come sua figlia. Sull’etichetta, c’è lei. In equilibrio tra la terra e il mare, con lo sguardo aperto sul panorama che hanno sotto casa.
Una dedica d’amore, un’eredità in forma liquida.